“Terremoto” di Franco Favero

Zeno Succede. Succede che vai a trovare Zeno e ti scappa la frase sbagliata. Magari è solo per cortesia, forse un momento di vuoto nella conversazione, non ci pensi e te ne esci con: ‘Allora? Ultimi acquisti?’ D’improvviso ti rendi conto che le prossime 2 ore della tua vita di ignaro Gulliver saranno condizionate da uno stuolo, una mandria, una flotta di auto lillipuziane che sbarreranno la via d’uscita dall’appartamento al terzo piano. Tante, colorate, luccicanti, dettagliate, preziose con i loro fanali fatti di cristalli di vetro e i paraurti cromati. Suddivise per anno, genere, marca, modello e scala; tutte allineate e composte nelle teche che IKEA ha sicuramente appositamente studiato e che Zeno ha montato con precisione e zelo tappezzando ogni parete disponibile della casa. E’stata brava Donatella a concedere anche gli spazi solitamente riservati al servizio buono e alle foto di famiglia in salotto. Del resto, l’amore si misura nei piccoli grandi gesti che seguono il corso delle passioni della persona amata e la vetrinetta è stata sacrificata all’ultima collezione. Da bambino, devo dire che anch’io ero stato contagiato dal modellismo automobilistico e che più di una paghetta era stata spesa assieme a Zeno dal nostro “spacciatore” di fiducia. La Signora del “paradiso dei Bambini” ci faceva sempre dei larghi sorrisi e conosceva i nostri punti deboli. Poi a me è passata e le automobiline sono rimaste dei ricordi di infanzia. Dolci, in fondo e cari. Forse non mi dispiace realmente venir sequestrato dai ricordi di quando in quando. Lo confesso: l’inverno scorso sono andato con lui in fiera, a Verona. Pensavo che non mi importasse più; in realtà la mia carta di credito ne ha risentito. Quanto più cari sono i ricordi col passare degli anni , quanto più costano le automobiline che compravo assieme a lui per poche lire. Se vedessi Zeno, ora, lo ringrazierei per come è bello quel punto di colore che domina il grigio della piazza in questa giornata tersa adesso che non c’è più una tenda o una finestra a bloccare la luce del sole e questa fa brillare i dettagli cromati e le carrozzerie metallizzate come piccoli miraggi tra il fumo della polvere qui sotto. Le ho viste anche al telegiornale, le sue automobiline e sono ancora lì, al terzo piano. E’ bravo, Zeno, a far le cose: le sue vetrine non si sono mosse. Se riuscissi a parlargli lo rassicurerei del fatto che sicuramente i pompieri o la protezione civile sapranno mettere in salvo quel patrimonio di minuteria italiana prima della prossima scossa. Se solo lo trovassi Zeno.

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