Daniela si scopre affetta dalla sindrome di Sjögren che le sottrae un po’ alla volta il senso di posizione del suo corpo nello spazio. Prima le dita, poi la mano, quindi il volto, le gambe. Senza la consapevolezza del proprio corpo è come non essere più parte di quel corpo. Con l’aspettativa e il timore di una vita anestetizzata, Daniela rimodula la sua esistenza riuscendo a fare di ogni perdita un’opportunità.