"Reby B. disegna ancora" di Maria Cristina Benetti e "Il saldatore del Vajont" di Antonio G. Bortoluzzi

Rebecca rivoluziona la sua vita e si avventura nel territorio impervio della “verità” tra intricati legami familiari e ciò che hanno sempre taciuto, nel tentativo di ricostruire un’unità dalle macerie. Bortoluzzi narra un’altra costruzione, quella azzardata
e incosciente degli anni ‘50 e ’60 che porterà anche a disastri come quello del Vajont. Una tragedia che interroga,
tanti anni dopo, non solo i responsabili, ma tutti noi.

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Chi, dove, quando...

sabato 14 ottobre

LUOGO

Sala Rosso Coletti

Complesso museale Santa Caterina

ORA

ore 19.30

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Contenuti

“Rebecca disegna ancora” di Maria Cristina Benetti

Alla soglia dei quarantaquattro anni, Rebecca Bosetti si chiede che senso abbia vivere una vita che non le appartiene. Il lavoro nell’alta moda come assistente che la porta lontana dal marito e dai genitori, ha contribuito a ergere la barriera tra lei e sua madre, e un sogno di gioventù che credeva essere suo, ma lo era davvero?
I rapporti con i propri genitori sono congelati da quando… già, da quando? E da dove emerge la voglia di scapparsene altrove volte che mette piede al Civico 7 dove è cresciuta con i suoi fratelli? Alla morte del padre, abbandonare il lavoro, ricucire il rapporto con una madre disattenta e il ritrovamento di un piccolo “tesoro” di quando era bambina la aiuteranno a dipanare il perché della spaccatura con la sua famiglia.
A incombere su tutto questo, un mistero: indagare, significherà scoprire, ma che cosa?

“Il saldatore del Vajont” di Antonio G. Bortoluzzi

“Il saldatore del Vajont” ci accompagna dentro la storia d’Italia, narrando l’epica della costruzione, l’idea di un’Italia all’avanguardia nelle opere pubbliche e nella potenza industriale, e infine il disastro, le morti, la distruzione irrimediabile e ciò che oggi resta. Bortoluzzi, narratore cresciuto nella cultura contadina di montagna e che da tanti anni lavora nella zona industriale di Longarone, con questo romano ci racconta un disastro del Vajont che interroga, tanti anni dopo, non sono il responsabili, ma tutti noi.

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