Il festival, per l’ultimo evento della sezione “Vite abilmente diverse”, ha oggi ospitato Alessandra Sarchi, scrittrice, storica dell’arte e traduttrice, che ha presentato il suo terzo romanzo La notte ha la mia voce.
Dopo aver ottenuto nel 2017 il premio Opera italiana al Premio Letterario Internazionale Mondello e il Premio Campiello – Selezione giuria dei letterati, ha vinto quest’anno la prima edizione del Premio Wondy con il romanzo oggi presentato, pubblicato nel febbraio 2017 nella collana Stile Libero di Einaudi.
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L’evento ha avuto inizio con un coinvolgente spettacolo di danza offerto da “Nextage Dance Theatre”, gruppo di ballo fondato da Angela Lattanzio che coinvolge danzatori professionisti e non, attori, musicisti e artisti vari; lo scopo di tale organizzazione è la messa in scena di rappresentazioni artistiche di vario genere e ispirazione.
Concluso lo spettacolo, la relatrice Ketty Adenzato ha citato una frase tratta dal Giovane Holden di J.D. Salinger: «Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che, quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue, vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare tutte le volte che ti gira»; a questo è seguito un lungo dialogo tra la relatrice e Alessandra Sarchi sui temi principale di La notte ha la mia voce.
In questo libro, Sarchi narra la storia di una giovane donna che, a seguito di un incidente, perde l’uso delle gambe, ritrovandosi ad abitare un corpo che non sente più suo. A seguito dell’incontro con la Donnagatto, però, la concezione di se stessa cambia. L’autrice, nel romanzo, indaga la complessità e la tragedia del corpo menomato ricorrendo all’uso di un linguaggio scientifico e aprendosi alla contaminazione grazie alla presenza di riferimenti non strettamente letterari.
Testo e video di Anna Casellato e Irene Moratto, foto di Enzo Lattanzio