«Caro diario,
la prima pagina di uno scritto autobiografico è sempre la più difficile da affrontare. Ci si trova di fronte all’esigenza di presentarsi a se stessi, di spiegare in poche righe quel che si è fatto o si pensa di aver fatto nella propria vita fino all’istante in cui si è impugnato carta e penna per iniziare a raccontarsi, di lì in avanti, giorno dopo giorno».
Queste le parole dell’Archivio di Pieve Santo Stefano, tra Toscana, Umbria e Romagna: si tratta di un archivio pubblico che raccoglie gli scritti delle persone e racconta quindi la vita quotidiana di ciascuno di noi, tanto che, nella cittadina, accanto al cartello stradale tradizionale, se ne legge un altro con su scritto: “Città del diario”.
Una contadina che abitava nei dintorni di Mantova, aveva iniziato a scrivere le memorie della sua vita sul lenzuolo del suo corredo, raccontando il suo amore e le sue emozioni: tale opera, dal 2012 esposta in modo permanente per i turisti, rappresenta il simbolo dell’archivio e in particolar modo del Piccolo museo del diario di Pieve Santo Stefano.
Si tratta della straordinaria opportunità di conservare, presso una sede pubblica, una serie di memorie collettive, che possono essere incrementate di volta in volta: sono oltre 7.000 le storie di vita raccolte presso l’archivio, ed aumentano sempre più, tanto che ciascuno di noi può fare richiesta al fine di affidare il proprio diario alla cura di chi lo custodirà seguendo e rispettando le norme sulla privacy richieste. Esiste anche il Premio Pieve Saverio Tutino, dallo svolgimento annuale e con partecipazione gratuita, che prevede in caso di vincita la pubblicazione del diario con l’editore Terre di mezzo.
«Giunto a casa, prese subito i suoi diari, da tempo abbandonati, ne rilesse alcuni brani e scrisse quanto segue: “Per due anni non ho tenuto un diario, pensando che non sarei più tornato a queste bambinate. Ma non era una bambinata, bensì un dialogo con me stesso, con l’io più autentico, divino, che vive in ogni uomo. Per tutto questo tempo quell’io ha dormito, e io non avevo con chi dialogare [¼]». Il grande scrittore Lev Tolstoj lasciava ad uno dei personaggi del suo romanzo “Resurrezione” queste brillanti parole, che fanno intuire come la necessità di condividere con noi stessi un pensiero, una riflessione vera, senza filtri, sia fondamentale per continuare a vivere in una dimensione umana, piena di sfaccettature.
Quello che l’Archivio di Pieve Santo Stefano sta svolgendo è un minuzioso lavoro di raccolta e catalogazione delle memorie collettive, un patrimonio straordinario che racconta i sogni, le emozioni, i desideri di ognuno di noi, in modo autentico e genuino, a testimonianza anche per le generazioni future, per ricordare come l’uomo sia sempre acceso da problematiche e riflessioni universalmente riconosciute.
Dal 2009, il patrimonio documentario custodito è anche nel Codice dei Beni Culturali dello Stato, a sottolineare il riconoscimento dell’importanza di tale raccolta e, a partire dal settembre 2012, è stato scelto come testimonial Mario Perrotta, artista della nuova generazione teatrale italiana, autore de Il paese dei diari, edito da Terre di mezzo.
Giulia Zandonadi