Nervi Edizioni è una giovane casa editrice di poesia, A27 una collana di Amos Edizioni dedicata alla poesia. Hanno presentato il loro lavoro a CartaCarbone e noi abbiamo avuto l’opportunità di assistere all’evento.
Nervi: nasce prima di tutto da una necessità materiale. Noi non chiediamo contributo economico; investiamo sugli autori, mettiamo i soldi per la carta, che è molto costosa in quanto di alta qualità, e assembliamo i libri manualmente. In realtà quindi la brevitas è materialmente fondamentale. È, anche, una scelta stilistica, un modo di vedere la poesia stessa: nonostante la ridotta quantità di testi (che sono generalmente 12 per raccolta), il poeta ha così la possibilità di comunicare la potenza del suo verso. Inoltre queste piccole raccolte, che possiedono ciascuna un filo conduttore proprio e quindi sono in sé compiute, hanno la funzione di sillogi, ossia anticipazioni di libri più ampi, il cui uso si sta via via perdendo. È infine una guerra contro l’usura del linguaggio a cui si sta andando incontro sempre di più al giorno d’oggi.
A27: concordando in molti aspetti con Nervi vogliamo che i nostri libri, che invece contengono dai 30 ai 40 testi e si avvicinano a un libro completo, lascino la possibilità agli autori di pubblicare appunto la loro opera completa. È un investimento sull’autore. Questi libriccini danno, oltretutto, la possibilità di curare l’aspetto grafico, e ci piace il fatto che possano essere portati con sé ovunque si vada, come tascabili.
Essendo entrambi editori a tre, con differenti gusti, aspettative e sogni, è stato difficile orientarsi nella scelta dei dattiloscritti e stabilire una linea guida per giudicare?
A27: la nostra storia è cominciata più di quindici anni fa, e è continuata grazie alla casa editrice Amos edizioni, che ha deciso di sostenere la nostra pazza idea. È stato quindi naturale per noi continuare in tre. Detto questo, il nostro metodo di lavoro è stato differente in base al libro, l’importante è sempre stato raggiungere un risultato che ci soddisfacesse all’unanimità. Le regole che abbiamo imposto sono state piuttosto sulla ricezione dei dattiloscritti: a ogni autore è stato richiesto di inviare una raccolta di cinque testi e di dichiarare i tre autori da loro ritenuti un modello, per meglio comprendere con chi stavamo lavorando, e aprire la possibilità ad un confronto continuo. La sfida più ardua da affrontare è stato accostare generi e contenuti molto lontani dai nostri gusti: un lavoro stimolante, ma anche impegnativo.
Nervi: per noi è stata un’ancora di salvezza. Dato che i gusti sono molto diversi, il fatto che un testo soddisfi tutti noi ci dà la speranza di editare testi che rimarranno. Un criterio a cui diamo molta importanza è la disponibilità dell’autore nei nostri confronti, dato che la poesia necessita comunque di un delicato lavoro di editing, e su questo i poeti sono estremamente suscettibili. È sempre un piacere trovare qualcuno disposto a lavorare con noi editori, nella speranza di creare un’opera interessante ed accattivante.
Nelle vostre pagine vive una concezione tipografica della poesia molto forte. Come fa a vivere, nonostante il contesto attuale, in cui si tende a scompaginare tutto negli schermi liquidi di computer e smartphone?
Nervi: la poesia vive dello spazio che ha intorno e necessita del rapporto con il bianco, rende il vuoto pieno. È una risposta forte e diretta all’editoria industriale: l’impaginazione deve rendere giustizia, essere portata al termine zero, ma allo stesso tempo deve essere piacevole all’occhio di chi legge e soprattutto comunicarne il significato e il senso strutturale. Anche i dettagli effimeri sono importanti, come l’armonia nella copertina e nei colori, il tipo di inchiostro usato e la qualità della carta.
A27: sarebbe stato un peccato inquinare l’ambiente di Amos edizioni con libri brutti! A parte gli scherzi, per noi è necessario che il contenuto sia ripreso nell’aspetto estetico. Da questo nasce l’attenzione ai dettagli e l’importanza data alla tipografia.
Asia, Emma, Letizia, Liceo Scientifico Leonardo da Vinci